Il 23 settembre scorso, a distanza di oltre 40 anni dall’adozione dell’inutile ed inutilizzabile Piano Regolatore Generale (PRG) e dopo ben oltre 20 anni di disastrosa gestazione, è stata portata in Consiglio Comunale l’adozione del Piano Strutturale Comunale (PSC), scrivendo così una ulteriore infelice pagina della drammatica vicenda urbanistica del Comune di Roccella Ionica.
L’inutilizzabile PRG, con le sue iperboliche e fantasiose previsioni di crescita della popolazione (20.000 abitanti) e le altrettanto generiche e fumose previsioni di edificabilità generale del territorio da Barruca a Canne, però soggetta alla preventiva adozione dei piani particolareggiati, aveva determinato, di fatto, l’inedificabilità di tutto il territorio comunale ed era servito semplicemente per taglieggiare i proprietari dei terreni costretti a pagare prima l’ICI e poi l’IMU come aree per una qualità edificabile che, di fatto, tali terreni non hanno mai avuto.
Il PSC, iniziato con la sciagurata scelta di associarsi al Comune di Nardodipace, che ne ha condizionato in modo devastante l’iter, si conclude, fuori tempo massimo, con la riduzione drastica della previsione di crescita della popolazione (13.000 abitanti) e della conseguente riduzione della volumetria edificabile, con grave danno per tutti i proprietari dei terreni già presenti nel PRG che hanno pagato per quaranta anni invano la relativa tassa e recentemente si sono visti anche rideterminare in rialzo il valore minimo (delibera della Giunta Comunale del 27/06/2023) e quindi aumentare spropositatamente la tassazione. Proprietari di terreni, quindi, che non hanno potuto essere utilizzati come suoli edificabili e tantomeno commercializzati, considerato che nessuno è stato disponibile a comprarli se non al valore di terreni agricoli. Non solo, il nuovo PSC ha potenziato la direttrice di sviluppo della zona Porto avvantaggiando i terreni siti sopra l’area portuale.
Per buona sostanza il PSC è solo un piano di indirizzo che non consente di costruire neanche nelle zone A e B proprio perché la progettazione è subordinata alla approvazione di piani e regolamenti. Anche gli interventi di recupero degli edifici dismessi sono impraticabili per l’inesistenza di spazi per i parcheggi.
In definitiva, il nuovo PSC, così come concepito, lascia al mero arbitrio dell’amministrazione il potere di fare edificare e così tiene ancora in ostaggio i proprietari dei terreni.
Noi siamo coscienti della necessità di arrivare all’adozione del Piano Strutturale Comunale ma riteniamo che ben altro doveva essere il percorso, perché si doveva aprire una seria discussione nel merito ed ogni scelta doveva compiersi dopo aver sviluppato un ampio confronto, in primis con tutti i cittadini ed in particolare con quelli proprietari di terreni delle aree interessate, ma anche con le categorie professionali quali Ingegneri, Architetti, Geometri, Imprenditori del settore e con le organizzazioni sociali.
La gestione del territorio, che è il più importante tra i compiti istituzionali demandato all’ente locale e che mette in gioco interessi economici e sociali rilevanti, non può essere determinata nel chiuso delle stanze “istituzionali”, siano esse “tecniche” o “politiche” ma deve essere il frutto della massima partecipazione democratica.
Il manifesto affisso sulle bacheche pubbliche del paese: